Fara in Sabina: cosa vedere e come arrivare

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giovedì 15 luglio 2021

Fara in Sabina

Fara in Sabina

Fate silenzio, a Fara Sabina parla il paesaggio.

Per arrivare a Fara in Sabina non si impiega molto tempo. Da Roma si arriva con un’oretta di viaggio in macchina, ma se non avete un mezzo privato potete prendere un treno ogni mezz’ora, partendo da Roma Tiburtina.

Questo comune di meno di 15000 abitanti nella provincia di Rieti sorge a 500 metri di altezza, sul lato nord occidentale del Monte degli Elci.

UN PO' DI STORIA

Fara è un termine longobardo con cui si indicava un gruppo familiare discendente da uno stesso capostipite, ma veniva usato anche per indicare un territorio, che a seguito di una conquista diveniva uno stanziamento stabile, affidato dal re a ciascun nucleo abitativo.

Scesi in Italia sul finire del VI secolo, i longobardi diedero quindi il nome a questo territorio, costituendo un regno che durò fino all’VIII secolo.

Fara in Sabina passò successivamente sotto la dipendenza dell’Abbazia benedettina di Farfa, di cui fu uno dei presidi più importanti grazie alla sua posizione strategica.

L'area fu popolata già in epoca preistorica, lasciando resti del Paleolitico medio e dell'età del bronzo . L’altura di Monte San Martino lascia la testimonianza di un esteso insediamento e di alcune opere di terrazzamento con tre cinte murarie, realizzate in pietrame a secco. Identificato con Mefula, secondo Dionigi di Alicarnasso sorgeva nei pressi di Toffia e presentava murature a secco attribuibili ad epoca protostorica, piuttosto rare in questo periodo. Dall’età del ferro l’insediamento aborigeno scompare in corrispondenza della nascita di altri centri abitati in pianura tra il IX e il VI secolo a.C., come la vicina Cures.

La costruzione del castello dell’attuale abitato è attestato dal 1006; nel XV secolo diventa feudo degli Orsini, per passare infine sotto il controllo della Santa Sede. Dal 1400 si sono succedute varie famiglie proprio a partire dagli Orsini fino alla famiglia Barberini, con il cardinale Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, che nel 1678 ha fondato, con sede nell'antico castello, il monastero delle Clarisse Eremite.

All’inizio del 1900 Fara in Sabina rappresentava il centro nevralgico del territorio, essendo sede di pretura, della tenenza dei Carabinieri, del Banco di Santo Spirito e di numerose botteghe artigiane. Negli anni ’40 inizia il tramonto delle arti e dei mestieri e dal secondo dopoguerra lo spopolamento diviene arrestabile, anche a seguito della costruzione dello scalo ferroviario di Passo Corese, che sposta definitivamente l’attenzione sulla nuova località.

Il borgo conserva l’impianto medievale originario, con le sue mura di cinta e le porte d’accesso, le stradine strette e ripide, le case di pietra, e arricchita da chiese e palazzi di epoca rinascimentale e barocca.

VISITARE FARFA

Se partiamo da Via della Repubblica per iniziare la visita, possiamo subito ammirare il cinquecentesco Palazzo baronale Orsini, che si affaccia sul coevo Convento, annoverato tra le dimore storiche come Palazzo Martini e oggi sede ideale per cerimonie e convegni.

Da qui arriviamo a Piazza del Duomo, che presenta al centro una Cisterna ad edicola con una capienza di 400.000 litri di acqua, costruita dai Farnese nel 1588, una Torre Campanaria e ovviamente il Duomo, conosciuto anche come Collegiata di Sant’Antonino perché sede di un collegio di canonici che conducevano vita comune secondo l’unica regola del “Capitolo”.

La stessa piazza ospita un forno del ‘400, dove si produce ancora con metodi antichi e con ingredienti di eccellente qualità e infine il complesso cinquecentesco di Palazzo Brancaleoni, oggi sede del Museo Civico Archeologico e dell’Archivio Storico di Fara in Sabina, visitabile tutto l'anno dal venerdì alla domenica.

Qui troviamo importantissime testimonianze dell’antico popolo sabino, risultate dagli scavi di Cures ed Eretum, rispettivamente la città dei vivi e la città dei morti.

Di grande rilevanza troviamo un lituo, strumento utilizzato dagli auguri per delimitare lo spazio terrestre delle cerimonie o per decidere i luoghi dove si sarebbero fondate nuove città, esemplare unico in tutto il territorio nazionale. Degli scavi di Eretum ci giunge inoltre la tomba di un principe sabino del VII-VI sec. a.C., sepolto insieme ai suoi cavalli, ad un trono e ad un carro in lamine dorate, che dopo varie vicissitudini tornerà al suo luogo di origine, dal Museo Ny Calsberg Glyptotek di Copenhagen dove è stato esposto fino a poco tempo fa.

Da Piazza del Duomo risaliamo verso Via S. Maria in Castello per arrivare al Monastero delle Clarisse Eremite, e visitare il Museo del Silenzio. Un’esperienza unica nel suo genere, non solo per i suoi preziosi reperti ma anche per l’allestimento, che porta il visitatore a calarsi nella vita quotidiana “di chi scordate al mondo, con la lingua a freno, in preghiera, sono per amare con somma diligenza il silenzio”.

Le origini dell’Abbazia di Farfa sono invece avvolte nel mistero. Quel che sappiamo è che dopo la morte del suo fondatore Lorenzo Siro, nel VI secolo, Farfa fu abbandonata per molto tempo. La ricostruzione del monastero avvenne per opera di Tommaso di Moriana il quale, tornato dalla Terra Santa, ebbe in visione la Madonna che gli indicò di recarsi in Sabina per dedicarsi alla vita monastica. Oggi l’abbazia accoglie numerosi visitatori, interessati anche dal percorso del Cammino di Francesco, che collega l’Umbria a Roma.

Vogliamo concludere la nostra visita tenendo conto che la Sabina conta circa due milioni e mezzo di alberi di olivo.  A Canneto Sabino si erge maestoso il millenario "Ulivone”, il più grande d’Europa, un albero che tocca i quindici metri di altezza e oltre 2000 anni di vita. Sembra infatti che l'albero possa risalire addirittura all'epoca di Numa Pompilio, Re Di Roma originario della Sabina. Claudio Galeno definì l'olio della Sabina come "il migliore del mondo conosciuto".

Quello della Sabina è stato il primo olio italiano ad ottenere la certificazione DOP, nel 1996.

Nel 2001 viene inaugurato il Museo dell’Olio della Sabina, all’interno di Palazzo Perelli di Castelnuovo di Farfa, che racconta la storia locale con il linguaggio universale dell’arte contemporanea. Un percorso, questo, che merita un capitolo a parte nella descrizione del territorio di Fara Sabina.

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