Visita alla città fantasma di Canale Monterano

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giovedì 1 luglio 2021

Antica Canale Monterano: visita della città fantasma

Sui Monti Sabatini, a ovest del lago di Bracciano si trova il comune di Canale Monterano. La sua popolazione di poco più di 4000 abitanti custodisce la memoria e le tradizioni di Monterano, un luogo disabitato ormai da secoli.

Un po’ di storia…

Canale su fondata alla fine del ‘500 da coloni toscani e umbri, chiamati dai feudatari Orsini a disboscare la zona e creare nuovi spazi da mettere a coltura. Un altro insediamento era sorto nei pressi del Monte Sassano. Virginio Orsini fece poi spostare la comunità in un nuovo centro che fu chiamato Montevirginio, in omaggio al suo donatore, che dedicò il loro primo insediamento alla costruzione dell’Eremo dei Carmelitani Scalzi. Quando gli Altieri acquistarono il feudo, collegarono la cittadina al loro palazzo di Oriolo per mezzo di una strada, tracciata su entrambi i lati da due file di olmi. Nel tempo queste piante sono state sostituite da querce, ma la strada è ancora conosciuta come l’Olmata.

Monterano poggia invece su un altopiano di tufo a un’altezza di circa 100 metri, a cavallo tra i calcarei Monti della Tolfa e le emergenze tufacee dei Monti Sabatini. Abitato fin dall’età del bronzo, presenta testimonianze della civiltà etrusca con tombe sparse, che raccontano di quando il territorio era un importante centro della lucumonia di Caere, l’odierna Cerveteri, posta a controllo del Fiume Mignone. Quando nel II secolo a.C. fu conquistata dai romani, questi costruirono nuove vie di comunicazione e l’acquedotto.

Dopo il crollo dell’impero romano, in epoca longobarda, subì un primo periodo di abbandono causato dalle continue scorrerie degli invasori e solo in epoca altomedioevale, dal VI al X secolo conobbe un periodo di sviluppo, diventando capoluogo episcopale di un vasto territorio che si estendeva dal lago di Bracciano ai monti della Tolfa. Abbandonata nuovamente dai suoi abitanti a causa della perdita di importanza politica, venne acquistata nel ‘500 dagli Orsini e nel XVII secolo dagli Altieri, il cui insigne familiare Emilio Bonaventura Altieri divenne papa col nome di Clemente X. Questi incaricarono Gian Lorenzo Bernini di trasformare l’abitato in una piccola capitale Barocca, cosa che fece con splendidi monumenti ancora oggi visibili tra le rovine di altre epoche storiche. La Chiesa, il Convento e la fontana ottagonale di San Bonaventura, la fontana ottagonale e gli interventi su Palazzo Ducale con la statua del Leone divenuto simbolo allegorico della comunità, sono i segni che restano di questo periodo.

Dalla fine del ‘700, con la decadenza della famiglia Altieri e devastata dalla malaria, Monterano viene definitivamente abbandonata a seguito di un incendio ad opera degli eserciti francesi, che avevano ricevuto un rifiuto di sottomissione dai monteranesi, che da allora si trasferirono a Canale e Montevirginio.

Infine, con l’annessione al Regno d’Italia, gli abitanti di Canale e di Montevirginio si unirono sotto un’unica denominazione di Canale Monterano, in ricordo della città abbandonata nel ‘700.

IL CINEMA

Le antiche rovine di Monterano, la Chiesa di san Bonaventura e un bellissimo acquedotto ad arcate costituiscono oggi una scenografia unica, molto utilizzata sui set cinematografici sin dagli anni ’50 e per la produzione di film che hanno fatto la storia, come Ben Hur, Il vangelo secondo Matteo, Il marchese del Grillo, Non si sevizia un paperino, Ladyhawke e molti altri per un totale di più di 30 opere.

NATURA E PAESAGGI

Anche dal punto di vista naturalistico si conferma tra le zone più belle della Tuscia romana: la Riserva Naturale Monterano, istituita nel 1988, consiste in poco più di 1000 ettari con una varietà di ambienti di flora e fauna che la includono nei Siti di Interesse Comunitario europei. La riserva ospita il 56% delle specie faunistiche presenti nel Lazio e il 31% di quelle dell’intero territorio nazionale.

E’ descritta come una terra che racchiude gli elementi di fuoco, per le sue origini vulcaniche che ancora oggi si palesano attraverso le polle del torrente Bicione, di acqua, con il fiume Mignone ed i suoi numerosi torrenti, la terra, con una tradizione di cavalli e bovini di razza maremmana che vivono ancora oggi nella tradizione e nella cultura dei butteri. Infine il cielo di questo territorio, popolato da rapaci come il nibbio reale, la poiana, lo sparviero.

I luoghi abbandonati del nostro paese sono divenuti già da molto tempo oggetto di interesse per quei turisti che solitamente cercano un’esperienza lontana dal caos delle rotte più battute. Se siete tra questi, sappiate che Artribune descrive Canale Monterano come un luogo che “si svela nel suo splendore silente, rovinoso, remoto, ma allo stesso tempo virile e convinto, a chiunque la osservi o riesca a raggiungerla…Conserva ed esibisce, con silenziosa discrezione, architetture e testimonianze di inestimabile valore che, con lo splendore affascinante dell’antico, ne sottolineano la storia variopinta, tormentata e, appunto, ondivaga e altalenante”.

In questo ambito non possiamo non citare I Bagni di Stigliano, o Aquae Apollinares Veteres, considerati un luogo di sosta per gli Etruschi ed i Romani che di ritorno dalle campagne militari, si fermavano per riposarsi e purificarsi in queste acque salutari. Gli stabilimenti termali che in epoca imperiale raggiunsero i massimi fasti, si accompagnano ai resti di una strada selciata, la via Cornelia detta localmente la Selciatella, e dai ruderi delle terme e del tempio.

Il santuario e le terme erano dedicare ad Apollo, il dio guaritore delle malattie. Conosciute anche con il nome di Thermae Stygianae, associate alle acque paludose dello Stige, uno dei cinque fiumi che scorreva negli inferi, sono di natura salso-iodico-sulfurea, con una temperatura che varia dai 36 gradi della Fonte di Bellezza ai 58 gradi del Bagnarello.

ARCHITETTURA E MONUMENTI

Ecco quindi brevemente, qualche informazione a proposito di ciò che si aprirà alla vostra vista durante questa visita.

Partiamo dalla Piazza di San Bonaventura per vedere, prospicente l’omonima chiesa, la splendida Fontana ottagonale. Nei pressi del Palazzo Baronale troveremo la Cascata del Leone.

 

Commissionata al Bernini da Clemente X la cui famiglia, gli Altieri, avevano acquistato i feudi di Monterano, Oriolo e Veiano, fu concepita in linea con il pensiero dell’artista, che fonde armoniosamente l’arte con la natura. La fontana del Leone è incastonata su fondamenta rocciose ed ha per sfondo le stesse mura del palazzo. Sulla sua sommità svetta la statua del leone, che con la zampa scuote la roccia per far uscire l’acqua, che zampilla e scende nella vasca. Quella che vedrete è una fedele riproduzione, essendo l’opera originale conservata all’interno del Municipio. Si trova ai piedi del Palazzo Ducale, che sempre su progetto del Bernini fu restaurato nella sua facciata e vi furono aggiunte due torri, a pianta tonda e quadrata che si collegavano a una loggia a sei arcate.

l’Eremo di Montevirginio fu costruito da Virginio Orsini, frate carmelitano, che dopo aver rinunciato ai suoi beni convinse suo fratello il duca Paolo Giordano, a donare un'ingente somma di denaro ai Padri Carmelitani Scalzi. I lavori terminarono nel 1668 e presentano oggi una grande struttura a pianta rettangolare, immersa in un bosco di castagni, noccioli e faggi. Oggi i pochi frati del Convento accolgono, oltre ai novizi, anche giovani per campi scuola, e gruppi di visitatori per ritiri spirituali e convegni.

I PRODOTTI DELLA TERRA DI CANALE MONTERANO

In questo territorio da 400 anni si produce una qualità eccellente di pane. Se ne produce poco, perché come dicono quelli che lo fanno, per fare le cose buone ci vuole pazienza e dedizione e il pane fatto bene ha lunga durata e gusto sublime. Il pane qui non è un prodotto qualsiasi, fa parte piuttosto dell’identità culturale del territorio. Canale Monterano aderisce all'Associazione nazionale città del pane, un'associazione che raccoglie 50 comuni italiani di 15 regioni.

Anche la coltivazione dell'olivo e la produzione di olio fanno parte del patrimonio di questa zona. Tra i reperti e le testimonianze rimane l'antico frantoio oleario, ubicato nel caratteristico borgo ottocentesco con accesso da via Monterano,

Dal 2003 l'olio e il pane di Canale Monterano rientrano nel piano di qualificazione di tutti i prodotti agro-alimentari denominato "Il buono va piano".

 

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